il cinema e la famiglia sono i soggetti di questo gioco tra la produzione artistica, figurativa, letteraria, editoriale e multimediale che coinvolge il libro il film il sito internet lo spazio espositivo, la pagina stampata la fotografia sviluppata la pellicola impressa e le immagini digitalizzate...

la grande famiglia del cinema
è fatta di nitrato d'argento,
non di legami di sangue

la famiglia è necessariamente il perno del progetto, perché la ricostruzione del Cinema Collettivo non può che partire dalla famiglia: la vocazione del cinema è plurale: se il poeta è solo, il regista ha bisogno di una troupe, di una famiglia. E non è un caso che il corrispettivo cinematografico del letterario “diario intimo” è il filmino di famiglia: se la letteratura privata è intima e personale, il cinema privato è collettivo e familiare.



il cinema

rappresenta il linguaggio artistico con la più forte vocazione al contatto con il reale, con la collettività e con la conservazione e la rielaborazione del materiale proveniente dal passato: il suo doppio registro strutturale gioca tra realtà e immagine, tra registrazione e invenzione, tra documentazione del passato e costruzione di un racconto.

Del resto, questo doppio statuto negli ultimi anni sta incidendo su una problematica di forte peso economico ed artistico: il passaggio dalla pellicola al digitale sta trasformando radicalmente il destino della dialettica cinematografica tra realtà e immagine:
il cinema abbandona la pellicola e sembra abbandonare la sua vocazione alla memoria;
il cinema si rivolge al digitale e sembra assecondare una spinta verso la costruzione, l’elaborazione.

Immagini della memoria dispersa gioca con l'articolazione dei rapporti tra vecchio cinema in pellicola e nuovo cinema digitale, vecchie famiglie e nuovi dibattiti... Il recupero della pellicola dispersa e la sua digitalizzazione risponde alla necessità di elaborare forme nuove di conservazione della memoria.



il digitale ha alterato i vecchi legami di famiglia,
è tempo di digitalizzare i filmini di famiglia...



I soldi del vecchio cinema (le tanto costose pellicole!) vengono fatti a coriandoli dal cinema del futuro (una cassetta digitale costa solo 5 euro!), le vecchie foto di famiglia e le pellicole super8 vengono riversate su supporti digitali: il funerale del nitrato d’argento si trasforma in un carnevale del video, in cui, al di là delle nostalgie o delle esaltazioni futuriste, è possibile vedere un punto di equilibrio tra due modi opposti di trattare le immagini.

L’avvento del digitale mette in crisi la collettività del cinema (ci sono registi che girano film senza nessuna troupe, del tutto soli), ma d’altra parte lo avvicina al reale (il mercato del documentario è esploso), moltiplica il numero di produzioni annuali, ma alza la qualità globale, permette la registrazione totale di ogni secondo (per la leggerezza dei supporti), ma toglie peso, importanza e sacralità alle immagini immagazzinate…