- Recensioni Film chiavediSvolta Mad detective

uno o centomila

Mad detective
di Johnnie To e Wai Ka-fai
Hong-Kong, 2007
Produzione Johnnie To, Wai Ka-fai
1h29

Johnnie To firma cinque film ogni anno. Ma, come ama ripetere il regista, bisogna distinguere tra i film firmati Johnny To e i film di Johnny To: "I film di Jonny To sono quelli dove alla fine muoiono tutti". Tutti. Tutti i tanti personaggi. Perché qui ogni personaggio è almeno due. Tutti i demoni interiori di ogni personaggio prendono corpo e per ogni ruolo ci sono fino a sette attori, che compaiono insieme sullo schermo: camminano insieme per la strada, si stringono tutti uno accanto all'altro sul sedile della macchina, si suggeriscono le battute... Ovviamente le possibilità narrative che tale trovata apre sono tante e vengono qui sfruttate in tutte le loro modalità, dalla suspence alla comicità, in un caledoiscopio di situazioni cinematografiche cariche di rimandi e citazioni. La costruzione narrativa si articola intorno a due elementi fondanti che garantiscono la dinamicità e la logicità del film: l'arma persa e la follia dell'ispettore Bun. Se quest'ultima fa si' che ogni personaggio sia seguito da una corte di spettri e riporta cosi' sullo schermo un topos della tradizione asiatica appartenente ai film horror di fantasmi e ai cartoni animati dello studio Ghibli, la prima dichiara il debito e rende omaggio al cinema noir occidentale. La pistola non è il mezzo, è l'oggetto, il fine, il movente: il maestro Melville è sovrano. Gli specchi si frantumano, le immagini si moltiplicano e, quando tutti saranno morti, la finzione sarà ancora da costruire: l'unico superstite avrà il compito di decidere la verità della storia, nell'ultima splendida sequenza in cui dovrà decidere come disporre le armi nelle mani di tutti i morti che restano a terra dopo la sparatoria finale.

Nessuna estetizzazione, nessun compiacimento cinefilo fine a se stesso. È la costruzione che detta legge e che dà necessità e rigore a un film che non puo' essere in alcun modo definito una sperimentazione formalista, ma che al contrario disegna la propria struttura attraverso delle modalità in fin dei conti sobrie e classiche.

maria guidone