L'AFFARE CRIMINALE CHIAMATO GUERRA


di Emiliano Laurenzi


Basti pensare, per fare un esempio della natura economica della guerra, allo scandalo della filiale americana (quella di Atalanta) della Banca Nazionale del Lavoro diretta da Charles Drogul, che aveva finanziato l'acquisto di armi da parte di Saddam Hussein, oltre che la realizzazione del supercannone, le cui componenti erano state fuse nelle acciaierie di Terni. Questo scandalo ci dovrebbe ricordare come l'Italia, durante tutti gli anni settanta e buona parte degli anni ottanta, sia stato uno dei maggiori esportatori di armi verso stati, come l'Iraq, ottimo cliente dell'industria bellica italiana, l'Argentina, il Sudafrica ed altri, a cui le grandi potenze, per ragioni di opportunismo diplomatico derivanti dalla guerra fredda, non potevano vendere armi. Cosa difendevamo, all'epoca, se non il diritto degli industriali del settore di fare profitti? Tra l'altro, lo scandalo della BNL di Atalanta, nato come scandalo bancario italiano, portò alla luce l'aiuto economico e militare fornito dalla presidenza Reagan e da quella di George Bush - fin quasi a ridosso della prima guerra del Golfo! - proprio al regime dittatoriale di Saddam Hussein. Questi fatti sono stati fra l'altro analizzati da ben due commissioni parlamentari italiane ("Commissioni parlamentari d’inchiesta sulla utilizzazione dei finanziamenti concessi all’Iraq dalla filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro” (X e XI legislatura). Relazioni approvate all’unanimità il 22 aprile 1992 e il 23 febbraio 1994"). L'intreccio tra finanziamenti militari, industria bellica e politici americani di primissimo livello, oltre che al nostro paese, è in questa vicenda lampante. Ed esemplifica molto bene la reale natura della guerra, non solo quella in Iraq, sebbene lì le dimensioni dell'affare criminale, così come il potenziale propagandistico ed ideologico messo in atto siano enormi. Talmente grandi da rendere evidente l'asservimento della politica statunitense, ed a ruota delle cosiddette democrazie "occidentali", ad interessi economici che con la difesa e l'esportazione (un termine a dir poco bizzarro in questo contesto...) della democrazia, e la lotta al terrorismo, hanno davvero poco o nulla a che vedere. Interessi che invece sono prima di tutto petroliferi, ma che sono propri anche di chi la guerra la vede come un affare sic et simpliciter.

Ma chi fornisce agli stati ed agli interessi economici costituiti - che non sono entità astratte... ma multinazionali, imprese, cartelli imprenditoriali, crimine organizzato, etc. - gli strumenti economci per l'acquisto delle commesse militari? Le banche, ovviamente. In Italia il business delle industrie militari che vendono armi è sempre stato rilevante. Siamo tra i primi dieci paesi al mondo per esportazione di armi. Esistono in Italia norme che dovrebbero limitare e controllare quantità e modalità dell'esportazione di armi. L'esportazione di armi, infatti, deve sottostare al rilascio da parte del governo di precise autorizzazioni e regolamentazioni. Eppure. Eppure le banche, che tramite gli incassi sull'acquisto delle commesse militari fanno profitti, sono in ottimi affari, si sono viste autorizzare nel solo 2006 operazioni di incassi, appunto, per quasi 1,5 miliardi di euro, per limitarci all'export. Una montagna di soldi. Una cifra vicina a quella di cui è deficitario il sistema universitario nazionale. Questo per dare la misura dell'interesse che il nostro paese dà all'istruzione ed all'implementazione di sistemi di formazione piuttosto che al finanziamento degli apparati bellici ed alle concessioni lasciate ai mercanti d'armi ed alle banche che su questo immondo affare lucrano.

Esistono campagne di pressione sulle banche per farle recedere da questa lucrosa attività, ed un'iniziativa come quella portata avanti dal sito Banchearmate - sito che prende le sue informazioni, peraltro, da fonti ufficiali... - è lodevole e discretamente efficace. Ma il discorso che volevo mettere in luce è quello della natura strettamente economica della guerra, e del suo essere la più spieata esemplificazione di quanta violenza e di quanta prepotenza sanno essere portatori gli alfieri del neoliberismo. La stessa violenza che erode i diritti di chi lavora, che ogni giorno di più restringe lo spazio della vita civile mercificando tutte le forme di interazione, asservendo al profitto le stesse risorse base come l'acqua, criminalizzando chi si fa portatore del conflitto sociale - che a voler essere ancora soltanto democratici è l'essenza vitale della democrazia, che altrimenti si riduce ad una vuoto formalismo legale. Dire che la guerra è un affare, non è dire un'ovvietà. Discutere di guerra su questa base è invece un fatto di civiltà, perché non si può spacciare un'attività criminale come la guerra per una necessità. Mai come oggi, a fronte di stati che ormai svolgono solo funzioni di controllo e repressione sociale, senza minimamente intaccare il disagio, né tantomeno regolare la vita sociale - contro di cui anzi si fa di tutto per asservirla alle presunte regole del mercato - occorre ribadire questa triste realtà: la guerra è un affare, e chi la finanzia, chi la rende possibile, chi le offre pretesti ideologici, chi ci lucra senza alcuno scrupolo, è un criminale.

Alcuni siti d'informazione sulle banche armate:

http://www.banchearmate.it
http://www.disinformazione.it/banche.htm
http://www.disarmo.org/rete/indices/index_1932.html
http://italy.peacelink.org/mosaico/articles/art_2090.html
http://www.altreconomia.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=259
http://www.nigrizia.it/doc.asp?ID=6849
http://www.unimondo.org
http://pensareinprofondo.blogspot.com/2007/07/banche-armate-ed-indicatori-di.html
http://www.anarchaos.it/Boikott/Banche%20armate.htm
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?
http://www.terrelibere.org/terrediconfine/index.php?x=completa&riga=03033
http://it.wikipedia.org/wiki/Banche_armate

Siti sullo scandalo BNL di Atalanta

http://www.archivio900.it/it/libri/lib.aspx?id=1037
http://www.archivio900.it/it/libri/lib.aspx?r=relauto&id=600
http://www.archivio900.it/it/libri/lib.aspx?r=relauto&id=1057